canGURI/New Zealand, in and out
di Erind Guri
Quando applichi per il Working Holiday Visa australiano, il visto ti permette di viaggiare, lavorare e studiare in AU per 12 mesi.
Inoltre, per i ragazzi provenienti dall’Italia, è prevista anche una copertura sanitaria gratuita che dura 6 mesi. Si chiama Medicare.
Cosa fare dal punto di vista sanitario se si decide di soggiornare downunder per piu di 6 mesi ?
Le opzioni sono 3
- Stare senza assicurazione per i restanti sei mesi, con tutti i rischi che ne conseguono. (ho sentito storie di ragazzi che hanno deciso di rischiare pagando care conseguenze in termini di soldi e salute).
- Pagare una assicurazione privata che ti copra per i 6 mesi successivi cosi si ha la sicurezza, nel caso succeda qualcosa, di non dover donare un rene.
- Lasciare l’Australia, anche solo per qualche ora, e rientrare. Nuovo timbro sul passaporto e altri sei mesi di Medicare. Altro giro, altro regalo.
Conosco persone che non avendo avuto tempo materiale per motivi lavorativi, sono volate alle Fiji e dopo un paio d’ore si sono reimbarcate sul primo volo utile per l’AU.
Dopo alcune valutazioni e qualche calcolo ho deciso di scegliere la terza opzione, principalmente per 2 motivi: il primo e’ che una polizza assicurativa private mi veniva a costare più di qualche giorno fuori dal paese; il secondo è strettamente legato al primo.
Penso che chiunque (tempo materiale permettendo) avrebbe scelto un viaggetto, se questo viaggetto portava gli stessi risultati di una assicurazione privata, riuscendo anche a risparmiare, unendo l’utile al dilettevole.
Ho iniziato cosi a pensare a qualche meta possible e praticabile.
Vanuatu, Fiji, Papua Nuova Guinea, Nuova Caledonia, Samoa, Indonesia e Nuova Zelanda.
Ho incrociato prezzi dei voli, alloggio e costo della vita e sono arrivato al giusto logaritmo:
1 settimana in Nuova Zelanda.
Non mi ero mai informato sul paese, a parte casualmente qualche documentario seguito peraltro senza neanche troppa attenzione. Questo perché non ho mai pensato di poter andarci. L’ho sempre vista come un luogo inaccessibile, fuori dal mondo, lontano da tutto come effettivamente è.
Nel giro di 2 giorni mi sono ritrovato con un biglietto per Auckland e ho deciso di iniziare a ‘’studiare’’ per non arrivare impreparato.
La prima cosa su cui mi sono informato e’ stato il meteo. In NZ I primi di settembre fa freddo, soprattutto per chi arriva da Brisbane dove quando quando si “battono i denti” ci sono 12 gradi. Con me, per contrastare le basse temperature ho 2 felpe un kway ed un paio di jeans. Per l’Au sono ampiamente bastate e ho pensato e sperato che potessero essere sufficienti anche per la NZ. Scoprirò a mie spese che mi sbagliavo.
Il mio viaggio comincia seduto di fianco ad una ragazza Kiwi, un armadio a 4 ante che a fatica stava nel suo sedile. La ragazza si addormenta subito, prima ancora del decollo. La guardavo con una certa invidia, anche io volevo svenire e trascorrere le successive 4 ore di volo dormendo. L’aereo decolla e dopo 5 minuti sento tossire di fianco a me, ma non era una tosse normale, era un suono strano. Giro la testa e vedo la mia vicina (per mia fortuna avevo un sedile vuoto che ci separava) che tossiva vomitando, ancora mezza addormentata. Una scena impietosa. La ragazza sparisce in bagno e per tutto il volo non la rivedrò più. Ciò che non sparisce purtroppo è l’odore che vi lascio solo immaginare. Sicuramente ho preso voli migliori.
Archiviato questo piccolo inconveniente si attera ad Auckland. La cosa che mi colpisce subito è il freddo ed il vento. Subito mi rendo conto che forse un paio di felpe ed un kway non sarebbero stati sufficienti, mi faccio comunque coraggio e proseguo.
La città dista una 30ina di minuti dall’aeroporto e si raggiunge facilmente con la navetta al prezzo di 20 dollari neozelandesi. L’ostello è abbastanza centrale, offre poco, no colazione, wifi e letto traballanti, ma mi basta. Ho poche pretese.
Il primo giorno ho dato un’occhiata alla città sotto una leggera pioggia ed un vento tagliente.
Non mi dilungo molto. Auckland non ha nulla di speciale a mio avviso. Disordinata, lavori in corso ovunque. Il centro è Queen Street, e dopo averla percorsa 1 paio di volte in entrambe le direzioni il “divertimento” finisce. Si può visitare il porto e salire sulla torre più alta dell’emisfero australe (Sky tower), ma una volta fatto ciò Auckland offre poco altro. Sarà per il freddo ed il tempo grigio, per la frenesia che respiravo, fatto sta che non mi ha lasciato molto.
La NZ per fortuna però non è Auckland, o quantomeno non solo, e se si mette il naso appena fuori dalla città si intuisce facilmente perchè sia cosi amata da milioni di persone in tutto il mondo.
Isole vulcaniche, prati sterminati, colline sinuose di un verde vivo, spiagge di sabbia scura, Natura!
Tutto questo lo avevo studiato prima di partire, e cosi dopo il primo giorno in città ho deciso di “tuffarmi” nella vera terra Maori.
Ho iniziato con Mount Eden. Mount Eden dista dal centro città un’oretta e mezza di cammino piacevole. È un vulcano inattivo che sovrasta la città permettendo, all’imbrunire, di godere di tramonti sensazionali sulla Baia. Cosi ho fatto. Le nuvole si sono aperte proprio all’ora del tramonto, non rendendo vana la mia lunga camminata. Il vento li sú era terribile: fortissimo e pungente. La mia felpa ed il mio Kway erano in difficoltà, ed io con loro. L’interno del cratere era ricoperto, tanto per cambiare, da un prato verdissimo super curato; se dalla natura o dall’uomo questo non lo so. Era una meraviglia.
Il giorno seguente sono partito dal porto in direzione Rangitoto Island. È un’isola anch’essa vulcanica con poche spiagge di sabbia scura. Rangitoto Island si visita in una giornata percorrendo tutti i vari trekking in mezzo alla foresta. È relativamente piccola e molto selvaggia. Un giorno basta ed il traghetto richiede una 40ina di dollari a/r. Se si è ad Auckland per una giornata e non si vuole stare in città è una scappatoia validissima.
Per chi avesse meno di una giornata a disposizione c’è anche Devonport che è di fronte alla città.
Una penisola residenziale a 10 min di ferry dal centro, con un look-out dal quale si può ammirare l’isola di Rangitoto e quella di Waiheke che per questioni di tempo non sono riuscito a visitare. Gli ultimi due giorni sono uscito dal distretto di Auckland e mi sono diretto a sud prenotando un bus in ostello. Scendendo a sud la prima cittadina che si incontra è Hamilton che è un centro abitato relativamente grande (anche se non paragonabile ad Auckland), noto per gli allevamenti bovini ed equini. In questa zona ci sono tra i migliori cavalli da corsa d’Oceania. È di queste parti il cavallo che ha vinto la prestigiosa Melbourne Cup (almeno cosi ha detto l’autista del bus), precisamente a Matamata.
Ed è proprio a Matamata che mi stavo dirigendo. Il viaggio in bus da Auckland dura circa 4 ore (5 fino a Rotorua) di strade dritte, infinite, immerse nella natura e nel verde, tra Colline sinuose e pascoli sterminati. Le mucche in Nz sono, sempre secondo l’autista, circa 40 milioni. Gli umani sono 4 milioni.
Dopo queste meravigliose statistiche posso continuare con Matamata. Oltre aver fatto crescere cavalli di razza la cittadina è letteralmente invasa dagli appassionati de “Il signore degli anelli“.
Si trova infatti a 10 minuti da qui il set di Hobbiton, dove il regista Neozelandese Peter Jackson ha deciso di girare alcuni pezzi del film. Questo posto in mezzo al nulla è invaso ogni anno da centinaia di migliaia di persone e si può dire che vive di quello.

Io non sono un gran fan de “Il signore degli anelli” ma come ci disse la guida all’inizio della visita al set:
«non preoccupatevi se non siete fan accaniti o se non avete mai visto il film; siete comunque i benvenuti e vi assicuro che è il miglior modo per renderete invidiosi amici,conoscenti e parenti»
Nulla da dire sulla location. È la vera Nz. Vi lascio qualche foto. Il tour si può prenotare facilmente su internet (googlando Hobbiton) e costa sui 50 dollari.
Prima di ritornare ad Auckland mi spingo un po più giú fino a Rotorua. Con 50 mila abitanti è uno dei centri più popolati dell’isola del nord e oltre il 40% delle persone ha origini Maori. Il tempo è tiranno e faccio in tempo a fare un giro in riva al lago prima di ripartire per Auckland. Per chi avesse più tempo da spendere a Rotorua, imperdibili sono i Geyser.
Dedico l’ultimo giorno a qualche souvenir e a godermi un po di sole in città (dopo una settimana di freddo e grigio).
Questa è la mia toccata e fuga in Nz. Sicuramente è una nazione che merita molto più tempo, e io non lo avevo.
Sono comunque felice di aver visto una realtà diversa e lontana anni luce dalla mia. Una realtà che fino a poco fa neanche immaginavo di poter visitare e invece.
Ps: il freddo di quei giorni ha avuto la meglio sulle mie felpe e su di me, facendomi tornare a Brisbane con febbre ed influenza.
Poco male. Sono andato dal dottore e gli ho fatto vedere la mia nuova Medicare.
Ringraziamo di cuore Erind, che ha dato avvio ad un’altra sezione di Martripblog, quella della TOCCATA E FUGA, e l’ha fatto partendo da un luogo che non ci immagineremmo mai di poter visitare in toccata e fuga. I testi e le meravigliose foto sono di proprietà esclusiva di Erind Guri. Cliccando su “Erind“, nella sezione CATEGORIE, potrete visualizzare tutti gli articoli di Erind su Martripblog.